È quanto dimostrato dal Policlinico San Martino che ha coordinato un’ampia sperimentazione clinica di fase 3 con l’obiettivo di valutare la capacità di un farmaco anti-ormonale di preservare la funzione ovarica e la fertilità di donne sottoposte a chemioterapia per tumore al seno. I risultati del lavoro supportano la sicurezza di questa strategia e le raccomandazioni delle attuali linee guida di proporre questa strategia a tutte le giovani pazienti candidate a trattamento chemioterapico.

CHEMIOTERAPIA E FERTILITÀ
Il tumore alla mammella rappresenta la neoplasia più frequente nelle donne giovani: ogni anno in Italia oltre 3000 donne sono colpite quando ancora in età fertile. Il percorso terapeutico che segue la diagnosi potrebbe influire sulla possibilità di avere gravidanze future: infatti, tra gli effetti collaterali, gli agenti chemioterapici possono provocare perdita o riduzione irreversibile della fertilità, oltre che indurre una menopausa precoce con tutte le sue conseguenze, tra cui vampate di calore, disturbi della sfera sessuale, osteoporosi, malattie cardiache e scompensi metabolici. Per questo motivo è fondamentale che, prima di iniziare la chemioterapia, vengano offerte alle pazienti possibili strategie in grado di ridurre questi rischi.
 
LO STUDIO
Gli analoghi del GnRH (GnRHa) sono farmaci in grado di mettere "a riposo" le ovaie; possono infatti inibire la loro produzione di estrogeni, ormoni sessuali che favoriscono l’espansione del tumore. 
Lo studio PROMISE/GIM6, coordinato dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino con la collaborazione di altri 15 centri del Gruppo Italiano Mammella (GIM) e supportato dai fondi del 5x1000 destinati al Policlinico e da AIRC, è un’importante sperimentazione clinica che ha valutato l’impiego del GnRHa triptorelina come possibile strategia per preservare la funzionalità delle ovaie e la fertilità delle donne sottoposte a chemioterapia per carcinoma mammario. 
Il progetto ha incluso 281 donne tra i 18 e i 45 anni con tumore della mammella in fase precoce; 133 di loro hanno ricevuto solo la chemioterapia, le restanti 148 hanno ricevuto la triptorelina in associazione alla chemioterapia. La maggior parte delle pazienti, circa l’80%, aveva un tumore sensibile agli ormoni per valutare l’efficacia e la sicurezza del trattamento in donne con tumore sia responsivo sia non responsivo alla terapia ormonale.
 
Già nel 2011 e nel 2015 Lucia Del Mastro, Direttore della Clinica di Oncologia Medica dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e Professore Ordinario di Oncologia presso l’Università di Genova e coordinatrice dello studio, aveva pubblicato sulla prestigiosa rivista americana JAMA i primi risultati ottenuti che dimostravano che la somministrazione di triptorelina durante la chemioterapia riduce il rischio di sviluppare menopausa precoce e quindi di perdere la funzione ovarica e di causare infertilità.
 
<<Nonostante i risultati positivi, molti oncologi erano ancora titubanti sulla somministrazione di GnRHa durante la chemioterapia per timore che la terapia endocrina influenzasse negativamente il successo della chemioterapia - spiega Lucia Del Mastro - Lo studio PROMISE è proseguito negli anni, arrivando ad avere un follow-up delle pazienti molto lungo, in media di 12,5 anni. I risultati aggiornati sono stati pubblicati da Matteo Lambertini, dirigente medico presso l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e ricercatore presso l’Università di Genova, sulla rivista Journal of the National Cancer Institute, confermando la sicurezza di questa tecnica>>. 
 
<<Le donne che hanno ricevuto la somministrazione del GnRHa triptorelina in associazione alla chemioterapia hanno una prognosi simile alle pazienti che hanno ricevuto la chemioterapia da sola - chiarisce Matteo Lambertini - Quindi, i risultati aggiornati dello studio sono molto importanti per confermare che questo approccio, oltre a essere efficace per la preservazione della funzione ovarica e della fertilità, è anche sicuro non influenzando l’attività del trattamento chemioterapico. Inoltre, non preclude l’eventuale ricorso ad altre misure di preservazione della fertilità, tra cui la crioconservazione di ovociti, cioè il congelamento degli ovuli, da effettuare prima dell’inizio del trattamento con chemioterapia e GnRHa. Questa strategia può essere offerta a tutte le giovani donne candidate a chemioterapia, indipendentemente dalla biologia del carcinoma mammario>>.