Uno studio dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino ha dimostrato che stimolando l’area prefontale del cervello è possibile determinare il recupero del senso dell’olfatto nelle persone che, a seguito di infezione da Covid-19, lo hanno perso in maniera permanente. I risultati sono stati appena pubblicati sulla prestigiosa rivista Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry.

La perdita permanente dell’olfatto, riscontrata in alcune persone colpite da Covid-19, può essere recuperata come suggerito dai risultati dello studio condotto dall’equipe diretta dal prof. Carlo Trompetto, della Clinica di Neuroriabilitazione dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, e pubblicati di recente sull’importante rivista scientifica Journal of Neurology, Neurosurgery and Psychiatry.
 
Attualmente nel mondo, il virus SARS-CoV-2 ha fatto registrare quasi 18 milioni di contagi. Uno dei più frequenti sintomi dell’infezione è rappresentata dalla perdita completa dell’olfatto (anosmia), che nella maggior parte dei casi tende a regredire spontaneamente nell’arco di 2-3 mesi dalla risoluzione dell’infezione. Tuttavia, in un certo numero di persone l’alterazione delle capacità di sentire gli odori può diventare permanente, causando molti problemi nella quotidianità e determinando una riduzione significativa della qualità di vita, ad esempio l’olfatto è essenziale per la rilevazione di pericoli nell’ambiente. Inoltre, l’incapacità di sentire gli odori può causare disturbi dell'umore. 
 
<<Data la grande diffusione del Covid-19, la quantità di individui a rischio di sviluppare una perdita dell’olfatto a lungo termine, con tutte le conseguenze che ne possono derivare, è altissima – spiega la dott.ssa Lucilla Vestito, logopedista dell’Ospedale Policlinico San Martino, che ha condotto in prima persona lo studio - Gli approcci terapeutici, farmacologici e non, volti al recupero dell’olfatto post-Covid-19 finora non hanno fornito risultati incoraggianti: al momento, infatti, solo il "training olfattivo", una sorta di "fisioterapia" dell’olfatto in cui il paziente viene "allenato" a percepire vari tipi di odori, viene considerato un approccio scientificamente consigliabile.
 
La ricerca, svolta in collaborazione con la Clinica delle Malattie Respiratorie e con le Strutture di Neurologia e Riabilitazione Cardiologica della ASL3, ha valutato l’effetto della Stimolazione Transcranica a Corrente Continua (tDCS), non invasiva, sulla riabilitazione dell’olfatto.
 
La tDCS è una tecnica che sfrutta l’applicazione di una corrente elettrica di bassa ampiezza sull’area cutanea corrispondente alla regione cerebrale di interesse, mentre il paziente sta contemporaneamente svolgendo un training riabilitativo, nello specifico un training olfattorio. 
 
Lo scopo della stimolazione cerebrale è quello di aumentare le capacità di recupero delle aree cerebrali trattate. In particolare, il progetto ha coinvolto 7 persone con anosmia cronica (persistente cioè da più di sei mesi) sottoponendole a 2 settimane di training olfattorio in combinazione con la stimolazione dell’area prefrontale sinistra, quest’ultima collegata anatomicamente e funzionalmente all’area cerebrale olfattoria.
I dati hanno dimostrato che tutti i pazienti hanno recuperato il senso dell’olfatto già alla fine del trattamento e che tale miglioramento persiste nel tempo. La ricerca è ancora in corso con l’obiettivo di confermare i risultati su un numero più ampio di soggetti.
 
Questo rappresenta il primo progetto al mondo in cui è stata tentata, con successo, tale tipo di strategia riabilitativa e le implicazioni cliniche sono rilevanti, perché di questo approccio, sicuro ed economico, potranno giovare nel mondo tutte le persone con anosmia cronica dovuta a Covid-19>>.