È stato avviato a giugno un ambizioso progetto europeo che unisce 18 centri di ricerca, tra cui i più importanti centri che si occupano di fertilità, nello sforzo comune di raccogliere dati e dare risposte a chi, ricevuta una diagnosi di cancro tra i 15 e i 39 anni, si è sottoposto a cure oncologiche che influenzano la sfera riproduttiva. L’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, con l’Unità di Fisiopatologia della Riproduzione Umana, porta la sua esperienza nel follow-up dei pazienti oncologici come centro regionale di riferimento per l’oncofertilità.
CD56, una proteina normalmente presente sulla superficie di alcune cellule del sistema immunitario, potrebbe diventare un prezioso indicatore capace di guidare i medici nella scelta della terapia più efficace per i pazienti affetti da mieloma multiplo. Questo è quanto emerge da uno studio condotto all’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova pubblicato sulla rivista internazionale Blood Cancer Journal.
Una terapia precoce a base di ossitocina, l’ormone che facilita il parto, potrebbe aiutare a prevenire disturbi psichiatrici e del neurosviluppo come autismo, ADHD e schizofrenia. È quanto emerge da uno studio preclinico realizzato dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova e dall’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), pubblicato sulla rivista "Brain", che ha evidenziato come il trattamento nei primissimi giorni di vita ripari la barriera ematoencefalica, fondamentale per la protezione del cervello, e migliori le funzioni cognitive, comportamentali e immunitarie.
Scoprire prima della diagnosi di essere portatrici di una mutazione nei geni BRCA1 o BRCA2 può cambiare il destino di una donna colpita da tumore al seno ereditario. Questo è quanto emerge da uno studio mondiale condotto dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Journal of Clinical Oncology, che ha dimostrato come la diagnosi precoce grazie al test genetico preventivo possa migliorare la prognosi e ridurre l’aggressività delle cure.
Uno studio internazionale guidato dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e dal Centro di Cardiologia Molecolare dell’Università di Zurigo ha individuato in JCAD un fattore aggravante i danni cerebrali a seguito di ictus ischemico. I risultati aprono la strada a strumenti prognostici e possibili nuove cure per i pazienti colpiti.
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