Le emozioni suscitate dall’ascolto di un brano musicale possono influenzare il modo in cui impariamo a muoverci. A rivelarlo è uno studio condotto dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, in collaborazione con l’Università di Genova, che ha analizzato l’impatto della musica sulla memorizzazione di specifiche sequenze di movimenti e sulla fluidità e la coordinazione nel riprodurli. I risultati suggeriscono che la musica potrebbe essere utilizzata strategicamente per migliorare i trattamenti neuroriabilitativi
Si chiama ‘Effetto Mozart’ ed è il fenomeno secondo cui l'ascolto della musica classica di Mozart può migliorare temporaneamente le capacità cognitive. Questo concetto, proposto per la prima volta negli anni '90, suggerisce che l'attivazione delle aree cerebrali coinvolte nell'elaborazione musicale possa favorire anche altre funzioni, tra cui l'apprendimento motorio.
«Le prestazioni motorie variano in base agli stati emotivi. Ad esempio la ‘camminata triste’ è caratterizzata da una minore velocità, una ridotta oscillazione delle braccia e una maggiore flessione del collo e del tronco. Al contrario, la ‘camminata gioiosa’ è associata ad un’andatura più rapida, una maggiore ampiezza di movimento e un’estensione più marcata del tronco – spiega Laura Avanzino, neruologa presso il Centro per la Malattia di Parkinson e i Disordini del Movimento dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, professore associato dell’Università di Genova, coordinatrice dello studio -. Partendo da questi presupposti, abbiamo approfondito se l’effetto Mozart, secondo cui un’emozione generata dall’ascolto della musica è in grado di migliorare alcune funzioni cognitive, potesse contribuire a migliorare anche l'acquisizione e l'esecuzione di sequenze motorie».
Lo studio ha coinvolti venti persone, 11 ragazze e 9 ragazzi con età media di 25 anni, i quali hanno eseguito un compito di apprendimento motorio sequenziale utilizzando un tablet in tre diverse sessioni sperimentali. La prima fase di ogni sessione consisteva nell’eseguire movimenti con ordine casuale in assenza di musica, mentre la fase successiva prevedeva l'ascolto di brani differenti: il primo movimento della Sesta Sinfonia di Beethoven per suscitare piacere, "Mars, the Bringer of War" da The Planets di Gustav Holst per evocare paura, e "Pour les Quartes" di Claude Debussy come brano di controllo neutrale.
«Il compito consisteva nel ripetere una sequenza predefinita di otto movimenti toccando punti specifici sul tablet – racconta Elisa Pelosin, fisioterapista del Centro per la Malattia di Parkinson e i Disordini del Movimento dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e professore associato dell’Università di Genova, che ha coordinato il progetto insieme a Laura Avanzino -. Ogni partecipante doveva eseguire la sequenza più volte, cercando di migliorare velocità e precisione. I parametri chiave valutati sono stati il tempo di avvio e la durata del movimento, la velocità di esecuzione e l’accuratezza. Inoltre, per valutare la memoria dichiarativa, ai partecipanti è stato chiesto di ricordare e riferire verbalmente l'ordine esatto dei movimenti dopo ogni sessione. L'obiettivo era determinare in che modo le emozioni indotte dalla musica potessero influenzare l'apprendimento e l'esecuzione del compito».
«I dati raccolti hanno evidenziato che la musica piacevole migliora la fluidità dei movimenti – riprende Avanzino - Rispetto alla musica ‘neutrale’, i partecipanti hanno iniziato i movimenti più rapidamente e hanno registrato un aumento della velocità di esecuzione. Questo effetto potrebbe essere collegato ad un maggior rilascio dell’ormone del piacere, la dopamina, dovuto all’ascolto di un brano che suscita emozioni positive, nello striato, una regione cerebrale coinvolta nella pianificazione ed esecuzione del movimento.
D'altra parte, la musica che evocava paura ha favorito la memorizzazione della sequenza. Dopo aver ascoltato il brano di Holst, rispetto al brano di controllo, i partecipanti hanno ricordato meglio l'ordine corretto dei movimenti. Questo suggerisce che la paura possa attivare le aree cerebrali responsabili dell'attenzione e della memoria, pur avendo un effetto inibitorio sui movimenti rappresentata dalla risposta motoria di ‘congelamento’, il rimanere immobilizzati di fronte a situazioni che incutono paura intensa o stress estremo».
«Lo studio suggerisce che le emozioni indotte dalla musica possono influenzare in modo selettivo i diversi aspetti dell'apprendimento motorio – conclude Pelosin -. L'ascolto di musica piacevole potrebbe favorire l'automatizzazione e la fluidità dei movimenti, mentre la musica che evoca paura potrebbe rafforzare la memorizzazione dell'ordine delle azioni. Questi risultati aprono nuove prospettive sull'uso della musica nella riabilitazione motoria, suggerendo che la scelta della colonna sonora giusta potrebbe ottimizzare l'apprendimento motorio».
Può interessarti anche L’Intelligenza Artificiale rileva le spie del Parkinson nei disturbi del sonno