All’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino il primato del primo paziente arruolato in Italia, il secondo in Europa, per lo studio clinico di fase 3 MAGNITUDE, che testa l’efficacia di un’unica dose per endovena di NTLA-2001 nell’Amiloidosi Cardiaca da Transtiretina. La patologia, causata da un’anomala produzione da parte delle cellule del fegato della proteina Transtiretina, potrebbe essere potenzialmente curata dal farmaco sperimentale, che agirebbe direttamente sul DNA delle cellule epatiche per bloccare la sintesi della proteina.


 

Iniezione di farmaco

 

L’amiloidosi è una malattia in cui alcune proteine, normalmente solubili, si ripiegano in modo anomalo e formano aggregati che rimangono bloccati nei tessuti degli organi. Quando gli aggregati si accumulano nel cuore si parla di amiloidosi cardiaca, di cui esistono diverse forme. Una tra queste è l’amiloidosi da transtiretina (TTR) che si verifica quando la proteina transtiretina, prodotta dal fegato e responsabile del trasporto di una piccola percentuale di ormone tiroideo e di vitamina A nel sangue, si deposita nel tessuto cardiaco. In circa 8 persone su 10 questa condizione si sviluppa con l’età (forma wild-type), nel restante 20% dei casi è ereditaria, causata cioè da una mutazione genetica che provoca la produzione di transtiretina non funzionante.

«Grazie ai progressi medici – racconta Marco Canepa, cardiologo coordinatore dell’Ambulatorio Cardiomiopatie dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e professore associato presso l’Università degli Studi di Genova -, oggi nella maggior parte dei pazienti è possibile diagnosticare la malattia attraverso esami ematochimici e scintigrafia cardiaca con traccianti ossei, e senza ricorrere a biopsia cardiaca, procedura invasiva e potenzialmente rischiosa. Questo ha portato ad un aumento delle diagnosi a partire dal 2016, rendendo la malattia più conosciuta e riconosciuta.

Nell’ambito dei trattamenti esistono farmaci che, assunti per via orale o tramite somministrazione sottocutanea periodica, sono in grado di stabilizzare la transtiretina nel sangue o prevenirne la formazione – prosegue Canepa -. Lo studio MAGNITUDE, una sperimentazione di fase 3 randomizzata in doppio cieco, a cui collaborano 60 centri nel mondo, ha l’obiettivo di studiare in 765 pazienti seguiti per circa 2 anni l’efficacia di una nuova terapia genica: il farmaco NTLA-2001 sfrutta la tecnologia CRISPR/Cas9, che, come un correttore di bozze, trova la sequenza del gene TTR nel DNA delle cellule del fegato e la cancella, interrompendo così la produzione della proteina TTR che causa la malattia (https://clinicaltrials.gov/study/NCT06128629). Altre proteine assumeranno la a funzione di trasporto dell’ormone tiroideo, non più svolta dalla transtiretina, mentre la vitamina A dovrà essere assunta per bocca dai pazienti per il resto della loro vita. I risultati degli studi di fase 1 e 2 hanno mostrato che NTLA-2001 è sicuro ed efficace, grazie al blocco completo e permanente della produzione della proteina anomala ottenuto dopo un’unica somministrazione e senza effetti collaterali significativi – conclude Canepa -. Questa terapia genica rappresenta una svolta per il trattamento dell’amiloidosi cardiaca da transtiretina: con una singola infusione endovenosa di farmaco potremmo essere in grado di curare la malattia».

 

Dichiarazione di Marco Canepa

 

L’Ambulatorio Cardiomiopatie del San Martino è un centro di riferimento per i pazienti con amiloidosi cardiaca, specialmente per la forma TTR. L’ambulatorio non solo coordina una rete di strutture cardiologiche regionali che collaborano sulla malattia, ma fa anche parte di una rete nazionale e internazionale di collaborazione clinica e scientifica, con l’obiettivo di garantire diagnosi accurate e trattamenti avanzati per tutti i pazienti liguri.

L’Ambulatorio Cardiomiopatie è anche il primo centro in Italia e il secondo in Europa ad aver reclutato pazienti per lo studio MAGNITUDE, a conferma del ruolo centrale nazionale e internazionale di questa importante struttura.

 

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