La terapia anti-ormonale adiuvante prescritta dopo la chirurgia per tumore al seno sensibile agli ormoni rende le ossa più fragili, favorendo lo sviluppo di fratture, come si evince dai risultati degli studi randomizzati registrativi condotti negli ultimi decenni. Per monitorare la salute delle ossa nelle pazienti in trattamento, è stato ridefinito il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale: la Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino si è arricchita di una importante collaborazione con specialisti (reumatologo e geriatra) che seguono le pazienti in terapia anti-ormonale e che prescrivono, se necessario, le terapie preventive più adeguate
L’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino ha ricevuto un assegno del valore di 40mila euro da Giovanni D’Alessandro, Direttore Generale Basko del Gruppo Sogegross, per finanziare il progetto di ricerca “Cura di genere, donne e ictus: il ruolo degli ormoni” del dott. Massimo Del Sette, direttore dell’U.O. di Neurologia con Centro Ictus. Uomini e donne condividono molti fattori di rischio, ma ce ne sono alcuni tipicamente femminili. Lo studio ha l’obiettivo di valutare se, nelle donne, l’oscillazione ormonale, spontanea o indotta, ad esempio dall’assunzione di contraccettivi orali, possa avere un’influenza sull’insorgenza della malattia
Un team di ricercatori dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, in collaborazione con Siemens Italia, ha messo a punto un protocollo di risonanza magnetica avanzata in grado di analizzare con un livello di dettaglio inedito per la pratica clinica la struttura cerebrale, sia della sostanza bianca che della sostanza grigia. Lo studio, coordinato dalla prof.ssa Matilde Inglese, è stato pubblicato nella rivista “Human Brain Mapping”.
Diventare mamma si può, anche dopo un tumore al seno collegato alla mutazione BRCA, la stessa che ha spinto Angelina Jolie a sottoporsi ad un intervento preventivo di mastectomia bilaterale. Lo studio internazionale, coordinato dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, ha dimostrato che intraprendere una gravidanza al termine delle cure non incide, infatti, sul rischio di ricomparsa della neoplasia e non causa complicanze o malformazioni fetali, nonostante la pregressa esposizione materna alle terapie oncologiche. I risultati sono stati pubblicati oggi sulla prestigiosa rivista JAMA e presentati in contemporanea durante il congresso mondiale sul tumore al seno “San Antonio Breast Cancer Symposium”
Per quanto tempo proseguire la terapia ormonale con letrozolo, un inibitore dell’enzima aromatasi, dopo essere state operate per un tumore al seno positivo ai recettori per gli estrogeni? Finora non si avevano risposte certe, ma grazie all’analisi genetica potrebbe essere possibile personalizzare la durata del trattamento, minimizzando i rischi degli effetti collaterali e ottimizzando i benefici. Lo suggerisce una ricerca multicentrica coordinata dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, finanziata dal Ministero della Salute e pubblicata su Clinical Cancer Research, una prestigiosa rivista dell’Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro
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