La terapia anti-ormonale adiuvante prescritta dopo la chirurgia per tumore al seno sensibile agli ormoni rende le ossa più fragili, favorendo lo sviluppo di fratture, come si evince dai risultati degli studi randomizzati registrativi condotti negli ultimi decenni. Per monitorare la salute delle ossa nelle pazienti in trattamento, è stato ridefinito il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale: la Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino si è arricchita di una importante collaborazione con specialisti (reumatologo e geriatra) che seguono le pazienti in terapia anti-ormonale e che prescrivono, se necessario, le terapie preventive più adeguate

Ogni anno, l’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino accoglie 750 donne con un carcinoma mammario, che nell’80% dei casi è sensibile agli ormoni. Per questi tipi di tumore la terapia standard è rappresentata dagli inibitori delle aromatasi e, se non in menopausa, dall’LHRH. Il risultato del trattamento è la riduzione dei livelli plasmatici di estrogeni, che fungono da “combustibile” per la crescita delle cellule tumorali.

Se da un lato però gli estrogeni sostengono lo sviluppo neoplastico, dall’altro svolgono un ruolo fondamentale per la salute delle ossa, perciò la diminuzione della loro concentrazione nel sangue delle donne in trattamento comporta un calo della densità minerale ossea e un aumento del rischio di fratture.

Per garantire una valutazione accurata della salute delle ossa e monitorare eventuali danni durante il trattamento ormonale, è essenziale un approccio multidisciplinare: l’oncologo mantiene un ruolo focale, ma deve interfacciarsi con diverse altre figure professionali che possono affiancarlo creando un Team di “Bone Specialists”, tra cui il reumatologo e il geriatra a seconda dell’età della paziente.

Grazie al progetto Prevent and Predict (P&P): Ottimizzazione del percorso di presa in carico della salute dell’osso in pazienti con carcinoma mammario in blocco ormonale adiuvante”, il Policlinico San Martino, insieme ad altri nove Centri di riferimento nazionali, ha ridisegnato il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) attraverso l’ideazione di uno specifico modello di presa in carico globale della paziente – commenta la dott.ssa Claudia Bighin, oncologa dell’Unità Operativa Oncologia medica 2 dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e referente interno del progetto Si tratta di un’organizzazione coordinata e multidisciplinare di specialisti che, con la presa in carico della paziente all’inizio della terapia ormonale adiuvante, ne identificano i bisogni individuali, migliorando anche la gestione della salute dell’osso di queste donne. Questo modello, nato da un’analisi di attività e spazi interni al Policlinico, di best practice nazionali sulla gestione organizzativa e di costi associati, rappresenta l’approccio di maggior efficacia clinica ed economica per la prevenzione della fragilità ossea”.

Il progetto P&P è un modello di gestione della salute ossea a livello nazionale progettato per aumentare la percentuale di pazienti in terapia anti-ormonale valutati e trattati per la prevenzione primaria delle fratture.

Tale modello di gestione è stato sviluppato in 10 centri oncologici italiani e comprende:

  1. La formazione degli specialisti del gruppo multidisciplinare e presentazione di un modello di presa in carico dei pazienti per la salute delle ossa da parte dell'oncologo (e invio allo specialista in caso di osteoporosi);
  2. L’implementazione di questo modello in ogni centro;
  3. La valutazione, dopo 12 mesi, della percentuale di pazienti presi in carico per la salute ossea entro 30 giorni dall'inizio della terapia anti-ormonale adiuvante;
  4. La valutazione, dopo 12 mesi, del tasso di pazienti in terapia con farmaci anti-riassorbitivi (bifosfonati/denosumab) che prevengono il rischio di frattura (secondo la Nota AIFA 79) entro 90 giorni dall'inizio della terapia anti-ormonale adiuvante.

Attualmente sono disponibili i dati provenienti da 6 centri oncologici, tra cui il Policlinico San Martino, su 1.551 donne con carcinoma mammario in terapia anti-ormonale adiuvante.

I risultati, presentati al Convegno della Società Europea di Oncologia (ESMO, hanno mostrato un aumento del 40% di pazienti che, entro 30 giorni dall’inizio della terapia anti-ormonale adiuvante, sono state valutate per la salute dell’osso (l’83% vs il 43% nel 2019) e hanno cominciato ad assumere farmaci di prevenzione per il rischio fratture (68% vs 25%).

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