In occasione del mese di ottobre, dedicato alla sensibilizzazione sulla prevenzione del tumore al seno, abbiamo chiesto a Maria Grazia Razeti, oncologa e ricercatrice presso la Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, di rispondere ad alcune domande.
Il tumore al seno è la neoplasia più diffusa tra le donne, ma dal 2007 al 2019 si è registrato un calo della mortalità del 6%. Un dato che è frutto da un lato della maggiore consapevolezza sull’importanza della prevenzione attraverso lo screening mammografico e dei risultati della ricerca scientifica che ha permesso di anticipare le diagnosi e sviluppare e/o perfezionare le terapie.
Abbiamo intervistato la dott.ssa Maria Grazia Razeti, oncologa e ricercatrice presso la Breast Unit dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino, diretta dalla prof.ssa Lucia Del Mastro, che ci ha illustrato i nuovi filoni di ricerca, le terapie sperimentali più innovative e i risultati scientifici più significativi ottenuti negli ultimi anni nell’ambito del tumore al seno.
Come sta cambiando la pratica clinica per contrastare il tumore al seno?
“Negli ultimi anni, i trattamenti per il tumore al seno hanno fatto enormi passi avanti grazie alle nuove tecnologie e alla medicina personalizzata. Ad esempio i test genomici e la biopsia liquida sono tra le innovazioni più promettenti applicate alla pratica clinica.
I test genomici permettono di analizzare il profilo genetico del tumore e di fornire più informazioni rispetto a quelle ottenute dall’esame anatomopatologico standard. In casi selezionati i test genomici possono essere richiesti per avere informazioni sull’aggressività della malattia e quindi sul rischio di recidiva e per decidere se la chemioterapia è necessaria o meno, riducendo così i rischi di trattamenti inutili e i loro effetti collaterali.
La biopsia liquida, invece, è una tecnica rivoluzionaria che analizza il DNA tumorale circolante (ctDNA) nel sangue allo scopo di identificare mutazioni del tumore attraverso un semplice prelievo di sangue. Alcune mutazioni, infatti, potrebbero rendere il tumore resistente ai trattamenti, questa informazione permette di adattare le terapie in modo tempestivo o di usare farmaci specifici. La biopsia liquida può anche essere usata per monitorare il tumore nel tempo o per prevedere la comparsa di recidive.
Queste tecnologie stanno cambiando il modo in cui affrontiamo il tumore al seno, rendendo le strategie terapeutiche sempre più mirate e personalizzate”.
«L’obiettivo è offrire alle pazienti cure più efficaci e meno invasive, migliorando al contempo la loro qualità di vita.»
Su cosa si sta concentrando attualmente la ricerca scientifica?
“La ricerca scientifica nel campo del tumore al seno si sta orientando sempre di più verso approcci personalizzati e innovativi, con l’obiettivo di migliorare sia l’efficacia delle terapie che la qualità di vita delle pazienti.
Uno dei principali filoni di ricerca riguarda gli screening personalizzati. Gli studi stanno cercando di ottimizzare i programmi di screening, adattandoli alle caratteristiche individuali di ogni donna, come l'età, la storia familiare, la densità della ghiandola mammaria alla mammografia e il profilo genetico. Questo approccio mira a rendere gli screening più efficaci, aumentando la cadenza delle mammografie nelle persone a rischio più elevato e riducendola in quelle a rischio più basso. L’obiettivo è quello di ridurre i falsi positivi e consentire una diagnosi precoce nelle donne che hanno maggiori probabilità di presentare la malattiai.
Un altro campo molto promettente è la ricerca sulle alterazioni molecolari. Identificare specifiche mutazioni genetiche e alterazioni molecolari che caratterizzano i vari tipi di tumore al seno sta aprendo la strada a trattamenti sempre più mirati. Queste scoperte non solo migliorano l’efficacia delle terapie riducendone gli effetti collaterali, ma consentono anche di monitorare la risposta ai trattamenti e di adattarli in tempo reale.
Un’ulteriore area di ricerca riguarda la combinazione di chemioterapia e immunoterapia prima dell’intervento chirurgico, una strategia sempre più esplorata per ridurre le dimensioni del tumore prima dell'operazione. L’immunoterapia sta emergendo come una frontiera importante: si guida il sistema immunitario della paziente a colpire in maniera più efficace le cellule tumorali, migliorando così la prognosi a lungo termine. L’integrazione tra chemioterapia e immunoterapia ha mostrato risultati promettenti in molti studi clinici, soprattutto nei casi di tumori al seno triplo negativo, una forma particolarmente aggressiva”.
A proposito di tumore al seno triplo negativo, quali sono i progressi della ricerca per le donne colpite da questa forma tumorale?
“Il tumore al seno triplo negativo è una delle forme più aggressive e difficili da trattare, in quanto non esprime i recettori ormonali né il recettore HER2, che sono bersagli di specifiche terapie. Questo limita le opzioni terapeutiche, e molte pazienti non rispondono bene ai trattamenti convenzionali come la chemioterapia. Tuttavia, la ricerca sta facendo importanti passi avanti per offrire nuove speranze a queste donne.
La combinazione di immunoterapia e chemioterapia sta mostrando risultati positivi in termini di risposta e sopravvivenza, specialmente nei casi di malattia avanzata, ma anche nel setting più precoce.
Un altro fronte di ricerca riguarda la target therapy, ovvero terapie mirate contro specifiche mutazioni genetiche presenti in alcuni casi di tumore triplo negativo. Ad esempio, farmaci noti come PARP-inibitori, che impediscono alle cellule tumorali di riparare il proprio DNA, portandole alla morte, sono stati sviluppati per le pazienti con mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2, offrendo nuove opzioni terapeutiche a chi in passato aveva poche alternative.
Inoltre, l’uso della biopsia liquida, come già accennato, sta aiutando a monitorare l’evoluzione della malattia in modo meno invasivo, consentendo di adattare i trattamenti in tempo reale. La possibilità di identificare precocemente mutazioni genetiche o segnali di resistenza alle terapie permette di intervenire con nuove strategie terapeutiche prima che la malattia progredisca.
Infine, ci sono molte sperimentazioni cliniche in corso che combinano chemioterapia, immunoterapia e nuove molecole mirate, con l’obiettivo di aumentare le risposte e migliorare la prognosi per le pazienti con tumore mammario triplo negativo. Il cammino è ancora lungo, ma grazie alla ricerca, stiamo vedendo sempre più segnali concreti di miglioramento nelle terapie per queste pazienti, offrendo loro nuove speranze”.
I ricercatori del San Martino all'ultimo congresso ESMO
Dal 13 al 17 settembre a Barcellona si è svolto il congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO), uno degli appuntamenti annuali di maggior rilievo per la ricerca oncologica a livello internazionale. Anche il team San Martino – Università di Genova era presente, cosa significa per un oncologo poter partecipare a questo evento?
“Sì, il nostro Policlinico e l’Università di Genova hanno avuto un ruolo attivo al congresso: la prof.ssa Lucia Del Mastro e il prof. Matteo Lambertini, rispettivamente direttrice ed oncologo della Breast Unit, hanno tenuto due presentazioni orali nelle sezioni educazionali, la dott.ssa Eva Blondeaux, oncologa presso l’Unità Operativa di Epidemiologia clinica, ha presentato i dati del suo studio sull’allattamento dopo tumore mammario nelle pazienti con mutazione BRCA. Inoltre, ben sette specializzandi della nostra scuola di specializzazione hanno presentato poster.
L'importanza di eventi come l'ESMO non può essere sottovalutata: non solo offre l'opportunità di aggiornarsi sulle ultime scoperte scientifiche, che potremo poi applicare in pratica clinica per migliorare la possibilità di guarigione e la qualità di vita delle nostre pazienti, ma è anche un’occasione fondamentale per fare networking, instaurare collaborazioni internazionali e condividere conoscenze con ricercatori di alto livello. Questi scambi sono essenziali per avanzare nella lotta contro il tumore della mammella e migliorare la qualità delle cure per i nostri pazienti”.
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