Lo dimostrano i risultati degli studi condotti dai ricercatori dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino in collaborazione con l’Istituto Italiano di Tecnologia, impegnati nell’individuare nuovi protocolli per migliorare la qualità di vita dei pazienti affetti da Parkinson, una malattia che ancora non conosce cure.

La malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa, la più frequente tra quelle definite come “Disturbi del Movimento”. In Italia si stimano 230 mila persone affette da Parkinson, nella maggior parte uomini con esordio oltre i 65 anni, anche se un 5% mostra un esordio prima dei 50 anni. 
 
È caratterizzata da una degenerazione progressiva delle cellule nervose cerebrali che porta alla compromissione del controllo del movimento con rallentamento motorio, tremore, rigidità, perdita di equilibrio, ma anche disturbi non motori come disturbi del sonno e dell’umore fino alla perdita della propria autosufficienza. 
 
Ad oggi non c’è una cura definitiva ma sono disponibili trattamenti specifici, farmacologici e non, per migliorare la gestione dei sintomi. La ricerca sta però indagando sull’impiego di nuove tecnologie all’avanguardia per potenziare gli interventi neuroriabilitativi. La neuroriabilitazione ha come scopo quello di favorire i processi di recupero delle abilità motorie e funzionali, promuovere l’indipendenza nello svolgimento delle attività di vita quotidiana e prevenire i danni secondari causati dalle patologie neurologiche attraverso l’esercizio terapeutico, che deve essere specifico e personalizzato a seconda della patologia e delle caratteristiche di ciascun paziente.
 
La ricerca del San Martino sulla malattia di Parkinson
 
Le attività di ricerca del Policlinico stanno ottenendo importanti risultati nel miglioramento dei sintomi della malattia, questo grazie a trattamenti non farmacologici implementati con nuove tecnologie.
 
<<Abbiamo dimostrato per la prima volta che integrando il trattamento neuroriabilitativo con tecnologie che stimolano i processi cognitivi correlati al controllo motorio, si ottengono dei benefici più a lungo termine rispetto al solo trattamento riabilitativo - afferma Laura Avanzino, professore associato presso l’Università di Genova e ricercatrice del Policlinico San Martino - Questo avviene perché immaginare un movimento, ripercorrerlo mentalmente, o osservare l’azione come quando si apprende per imitazione, attiva le stesse aree della corteccia cerebrale che si attivano durante l’esecuzione fisica del movimento>>.
 
Prosegue Laura Avanzino: <<In seguito ai buoni risultati ottenuti da diversi studi, presso il nostro centro abbiamo portato avanti il progetto di sviluppo di una App, ParkinsoRehab®, che riporta vari esercizi, tarati dai professionisti sanitari in base alla propria condizione, che il paziente può effettuare anche da casa in totale sicurezza, con protocolli di tele riabilitazione fondamentali soprattutto in questa fase di emergenza sanitaria>>.
 
La Prof.ssa Avanzino aggiunge: <<Altri rami della ricerca del San Martino studiano i trattamenti neuroriabilitativi arricchiti con la realtà virtuale, per riprodurre il cammino complesso, cioè camminare mentre si eseguono altri compiti, come fare attenzione all’ambiente circostante. I risultati dimostrano un netto miglioramento dei pazienti sia nei movimenti che nell’attenzione>>. 
 
La rilevanza di questi studi è enorme, soprattutto per quei pazienti che mostrano sintomi che rispondono meno a trattamenti farmacologici. Lo scopo finale dell’intervento riabilitativo è quello di migliorare la qualità di vita dei pazienti, che se sottoposti ad un trattamento appropriato, possono avere un’aspettativa di vita decisamente migliore.