Usando un corretto approccio di analisi è stato possibile capire quale, tra un trattamento antipiastrinico standard e uno personalizzato, garantisca il miglior bilancio tra rischio ischemico ed emorragico nei pazienti sottoposti ad Angioplastica Coronarica. Lo studio, condotto da un team internazionale composto da esperti del San Martino, dell’Università Cattolica di Roma e della University of Florida, è stato appena pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet.

Guardare le cose da un’altra prospettiva ci permette di raggiungere nuovi risultati. Infatti, grazie ad un approccio metanalitico, che sfrutta la combinazione di dati provenienti da diversi lavori, il Dottor Mattia Galli, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e della University of Florida College of Medicine di Jacksonville, USA, e il Dott. Stefano Benenati, dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e dell’Università di Genova, hanno risolto le ambiguità riscontrate nei singoli studi: finalmente è stato dimostrato che, per ridurre l’insorgenza di eventi avversi dopo l’Angioplastica Coronarica Percutanea, è più efficace una terapia personalizzata sul paziente rispetto allo standard previsto dalle linee guida internazionali, che non tiene conto della variabilità interindividuale nella risposta ai farmaci antipiastrinici. 
 
I pazienti sottoposti ad Angioplastica Percutanea rimangono ad elevato rischio di eventi ischemici, inclusi infarto miocardico, ictus e trombosi di stent, che vengono prevenuti con la “doppia terapia antipiastrinica”: questa prevede la combinazione di Aspirina e un secondo farmaco che contrasta l’aggregazione delle piastrine del sangue riducendo il rischio di formazione di trombi; tra gli antipiastrinici impiegati in combinazione con l’Aspirina, il Clopidogrel espone ad un rischio emorragico minore, ma presenta un’efficacia variabile a seconda di specifiche caratteristiche genetiche.
 
Lo studio, appena pubblicato su The Lancet (www.sciencedirect.com), ha analizzato i dati provenienti da oltre 20.700 pazienti di 14 sperimentazioni cliniche in cui si comparava una “doppia terapia antipiastrinica” personalizzata sulla base della risposta del paziente al Clopidogrel e una indipendente dalle caratteristiche dei pazienti.
 
<<Sebbene l’approccio personalizzato basato su test genetici e/o funzionali non sia attualmente parte della pratica clinica quotidiana – afferma Stefano Benenati – i risultati hanno dimostrato come questo garantisca il miglior bilancio tra sicurezza ed efficacia. L’impiego delle tecniche metanalitiche ha consentito di superare l’eterogeneità dei risultati dei precedenti lavori e ha mostrato in maniera univoca i benefici del trattamento personalizzato>>. 
 
La collaborazione tra il Dott. Stefano Benenati e il Dottor Mattia Galli, già da tempo attiva sotto la guida del Prof. Italo Porto, della Cardiologia del San Martino, è stata arricchita dal contributo di alcuni tra i massimi esperti mondiali in materia di terapia antipiastrinica, come il Prof. Dominick Angiolillo della University of Florida College of Medicine di Jacksonville, USA, e il Prof. Davide Capodanno dell’Università di Catania.
 
Conclude il Prof. Italo Porto, che ha collaborato allo studio: <<Il delicato bilancio tra rischio di sanguinamento, in particolare intracerebrale, e rischio di recidiva di infarto è al centro di importanti linee di ricerca dell’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino e della Cardiologia che dirigo. È possibile che questa pubblicazione collaborativa modifichi le linee guida internazionali, che al momento non raccomandano né controindicano la terapia antipiastrinica personalizzata. Questo risultato apre nuovi orizzonti di studio e di analisi dei risultati per porre il paziente sempre più al centro della ricerca scientifica>>.